2022-51
Raduni, veglie e cerimonie
Vigilia al Bosco delle Penne Mozze - 24 dicembre 2022
Memoria ingrediente di pace
Il silenzio. Quando il Presidente della Sezione di Vittorio Veneto Francesco lntrovigne termina la lettura della Preghiera dell'Al pino, nella radura del Bosco delle Penne Mozze il silenzio è assoluto, nel riposo invernale della natura accarezzato solo dal discreto gorgoglio del rio Ruio; se chiudi gli occhi puoi pensare di essere in totale solitudine, ma nel raggio di pochi metri ci sono quasi 500 alpini, come te assorti in ideale contiguità con le oltre 2400 Penne Nere della Marca qui ricordate. Siamo in tanti, molti di più degli anni passati, a partire da quel 1998 in cui prese il via la tradizione della Veglia, ma la maggior partecipazione non ha trasformato la celebrazione in una kermesse con l'immancabile fastidioso brusio di fondo di chi si dedica fin da subito alle libagioni: la motivazione, individuale e collettiva, è forte, il distacco dai vorticosi preparativi di una Festa dai risvolti sempre più pagani è sentito da ciascun partecipante come un toccasana per l'anima. La Veglia della vigilia di Natale al Bosco si svolge secondo un semplice rituale, aperto e chiuso dall'alza e ammaina Bandiera; per prima l'accensione del braciere, quindi le invocazioni e la benedizione dei diaconi Gino Poletta e Angelo Lunardi, mentre l'ensemble composto da elementi dei Cori ANA "Col di Lana" e "Mesulano" accompagna l'evento con canti delle tradizioni natalizia e alpina. Lo speaker Roldano De Biasi deve dar fondo al fiato per far giungere la sua voce agli alpini rappresentati dai 7 Vessilli e oltre cento gagliardetti perché l'impianto sonoro, forse in onore al silenzio, non vuol saperne di funzionare; ci ricorda che dall'anno scorso la crisi pandemica, che allora ancora infuriava, ha ceduto il posto ad altre emergenze: la crisi economica e dell'energia, le disgrazie naturali legate al'innalzamento termico, l'afflusso di profughi e naturalmente l'orrore della guerra.Proprio alla brutale aggressione della Russia all'Ucraina iniziata il 24 febbraio è legata la prima delle due letture proposte quest'anno: la testimonianza riportata dall'ANSA il 12 dicembre scorso del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina mons. Svjatoslav Sevcuk in cui, rispondendo ai giornalisti, ripercorre gli ultimi terribili 10 mesi. L'alto prelato dichiara che non verrà meno la gioia del Natale, pur se al freddo e al buio come fu per la Sacra Famiglia, ed i canti risuoneranno nei rifugi antiaerei, ma anche nelle trincee al fronte per i soldati. È in atto una quinta ondata di sfollati,i profughi termici che fuggono dal gelo invernale sarmatico cui li hanno condannati i bombardamenti criminali: per aiutarli, mons. Sevcuk sta allestendo una grande cucina per distribuire a quanti più possibile dei pasti caldi. E poi una riflessione: "la pace è una cosa più profonda dell'assenza della guerra, non si tratta di vincere la guerra, ma lo spirito stesso della guerra". Anche il secondo brano è indirettamente legato all'Ucraina: la bella e struggente poesia "Prima che venga la notte" venne composta in prigionia dal Ten. Italo Stagno M.O.V.M., deceduto il 27 settembre 1947 proprio nel lager di Kiev.La preghiera di un viandante sperduto fra gli orrori dell'odio spietato, un accorato appello al Signore da parte di chi ha sofferto troppo e chiede solo la forza di fare gli ultimi passi... prima che scenda la notte. Alla Veglia, oltre ai nostri Presidenti di Sezione "di Marca" ed ai Sindaci di Cison e Follina, è presente il nostro Presidente nazionale Sebastiano Favero, ed è lui che chiude la cerimonia con un breve saluto: ribadisce la necessità della Memoria, in una società che brucia le notizie a ogni ora. Noi alpini dobbiamo avere la forza di far capire che è il momento di cambiare. Perché per noi alpini non esiste l'impossibile. Ricorda poi che la Pace è qualcosa che dobbiamo costruirci e guadagnarci giorno per giorno, non è un diritto, bensì un dovere, da costruire insieme, rispettando sempre i nostri valori. Mentre scendono le prime ombre della sera, ed i partecipanti si scambiano gli auguri per le prossime Festività, la campana votiva diffonde nella valle i suoi rintocchi argentini a ricordo di tutti gli alpini Caduti.