L'inaugurazione della Croce
Come e perchè...
La storia continua...
1969-1970, la posa della Croce e la ricerca del sito per il Bosco
E' il 1969. L'impegno assunto alcuni mesi prima ha la sua degna conclusione. Con la Messa al campo, il 21 settembre 1969 don Giuseppe Tonon, parroco di Tovena, alpino e cappellano sezionale di Vittorio Veneto ha benedetto il "Cristo degli Alpini".
Ai piedi dell'edicola, un cappello alpino scolpito nella pietra reca incise le parole:
Alle Penne Mozze
ovunque sepolte perché riposino ora e tutte
sotto il segno della redenzione.
La cerimonia inaugurale è semplice ed austera, ma pregna di significato e altamente sentita. Annovera tra i presenti il Sindaco di Cison rag. Marcello De Rosso, i dirigenti della locale Sezione Alpini, il Comandante dei Carabinieri, il col. Bortolotti, il col. Piasentin e il dott. Menegazzi.
La banda cittadina e il Coro Valmarino contribuiscono con la loro presenza a rendere vibranti i momenti più significativi della cerimonia.
Nel'69, per accedere all'area ove è posto il Crocifisso, l'unica possibilità era quella di guadare il torrente che, scendendo da Pissol, cerca di unirsi all'altra roggia che viene dalla Scaletta.
Presso il guado, proprio al margine della strada c'è un ricovero che, di quando in quando, è usato per ritrovi conviviali e festosi come è anche accaduto nel giorno inaugurale.
Già nella primavera e durante l'estate, Alpini volenterosi si erano ritrovati la domenica in Canale per portare delle migliorie a quella loro opera qualificante nella sua semplicità.
Il sodalizio, pur avendo nel proprio statuto precise indicazioni, non si è ancora collocato nel contesto sociale prestigioso in cui si porrà negli anni successivi.
Per gli Alpini di Cison quell'edicola diventa un simbolo, una nuova ragione per incontrarsi, per stare insieme e per essere sempre più disponibili coi vivi nel ricordo rispettoso e costante dei morti.
A partire dal 1970 gli Alpini di Cison invitano i numerosi compaesani ritornati per le ferie, ad accogliere il prepotente richiamo dei più alti valori umani saldamente vivificati con l'appartenenza al Gruppo A.N.A.
Il 9 agosto 1970 si notano attorno all'altare numerose autorità con i gagliardetti del Gruppo di Cison e della Sezione di Vittorio Veneto. Festosa la partecipazione della banda cittadina e del coro Valmarino. In occasione di questo incontro il Sindaco Marcello De Rosso parla al Capogruppo Marino Dal Moro del prof. Mario Altarui, un dirigente della Cassa di Risparmio di Treviso, che egli ha conosciuto per questioni amministrative.
Mario Altarui è un alpino modellato a regola d'arte.
Il suo essere alpino contagia le persone che per diversi motivi hanno avuto la fortuna di incontrarlo sulla propria strada.
Sulla sua carta d'identità, alla voce "segni particolari", si potrebbe scrivere: amor di Patria, senso del dovere, dedizione alla famiglia, disponibilità verso tutti. Spiega il Sindaco che il Prof. Altarui ha in mente un progetto, unico nel suo genere, avvincente nelle sue premesse e coinvolgente per gli obiettivi che si propone. Fin dalla celebrazione del 50° della Vittoria di Vittorio Veneto coltiva l'idea di ricordare in modo eccezionale gli Alpini trevigiani Caduti e Dispersi sui vari fronti. Sogna un tempio che viva, che abbia per tetto il cielo e che, legato il nome di ogni Caduto ad un albero e a una stele, possa custodire la memoria del sacrificio "finché il sole risplenderà su le sciagure umane".
Il prof. Altarui va da tempo cercando un luogo idoneo e suggestivo per realizzare la sua idea e contatta i Sindaci del Montello e della Pedemontana. Ogni volta però lascia il discorso in sospeso per la tiepida accoglienza o perché il luogo non è ancora di suo gradimento.
Riceve più ascolto dal Sindaco di Borso del Grappa col quale approfondisce il discorso, ma in cuor suo ha qualche riserva per l'esistenza di altre sacre ricordanze su territori adiacenti.